Innovazione in Sanità, prospettive e criticità al convegno organizzato a Roma dall’Ordine degli Ingegneri

Bartoletti, Amministratore Unico del Gruppo MLC: “Sinergia tra pubblico e privato per un Servizio Sanitario Nazionale più efficiente” 

9 dicembre – “Non si può più distinguere tra soggetto pubblico e privato. Tutti dobbiamo collaborare per un bene comune che è quello del Servizio Sanitario Nazionale (SSN, ndr)”. Apre così il suo intervento Lorenzo Bartoletti, amministratore unico del Gruppo Medical Line Consulting, al convegno dal titolo “Il ruolo dell’innovazione di processo e tecnologica nelle erogazioni delle prestazioni sanitarie nel Servizio Sanitario Nazionale” che si è svolto lo scorso 9 dicembre a Roma presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati.

L’evento, organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma con la collaborazione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, è stato presieduto dal prof. Riccardo Fatarella, docente LUISS business School, e ha visto la presenza di un ricco panel di relatori accademici e istituzionali.

Le collaborazioni tra pubblico e privato nel settore sanitario, saldamente intrecciate alla storia del sistema italiano, si sono consolidate ed evolute nel tempo, per rispondere alla crescente domanda di salute del cittadino e all’esigenza della sanità pubblica di reperire risorse per il funzionamento e il miglioramento del sistema sanitario stesso. “In questo contesto – chiarisce Bartoletti – le esternalizzazioni devono poter godere di maggior attenzione sia a livello Istituzionale sia da parte del legislatore perché una trasformazione digitale in sanità, non può essere un processo improvvisato ma deve essere frutto di una strategia integrata che coinvolga tutti gli attori del settore”.

Una partnership tra pubblico e privato, tra sanità e industria va sviluppata soprattutto nell’ambito delle nuove tecnologie. La digitalizzazione in sanità, infatti, potrebbe portare a un risparmio per le casse dello Stato pari a 7 miliardi di euro. La spesa complessiva per la digitalizzazione in sanità è stata nel 2017 di circa 1,3 miliardi di euro, l’1,1% della spesa pubblica, circa 22 euro a cittadino. Ma nonostante il trend di crescita sia positivo, l’Italia resta indietro rispetto ad altri paesi europei. I Paesi scandinavi come la Danimarca – ad esempio – investono 70 euro a cittadino, mentre Gran Bretagna e Francia rispettivamente 60 e 40.

Dal dibattito emerge un altro dato importante: l’Italia, in materia di digitalizzazione, è ancora un Paese che corre a due velocità. “Una trasformazione digitale della sanità necessità di una strategia che tenga conto di tutti gli ambiti in cui è possibile innovare: dalla gestione del paziente alla digitalizzazione dei processi – spiega la presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, Carla Cappiello. “E per far questo – continua – si deve contemporaneamente valutare il grado e il livello di maturità digitale, nel caso Italiano, di aziende sanitarie e regioni, per realizzare strategie efficaci. Ma un cambio organizzativo da nord a sud è possibile”.

A riguardo, un interessante momento di confronto ha visto protagonisti l’On. Enza Bruno Bossio – Segretario della Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera dei Deputati, la Sen. Maria Rizzotti – componente della Commissione Sanità del e l’On. Alessandro Stecco Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Piemonte. La discussione ha evidenziato la centralità delle infrastrutture di intercomunicazione che stanno estendendosi e potenziandosi anche nelle regioni meridionali per prepararsi alla nuova rete 5G che consentirà di trasmettere una notevole quantità di dati ad alta velocità.

L’intento è favorire lo sviluppo della telemedicina e di tutte le nuove tecnologie al fine di facilitare la fruizione dei servizi anche per i cittadini lontani dai centri delle grandi città. Quel che è certo è che il progresso tecnologico non arresta davanti ai confini territoriali e se l’Italia non accelererà i tempi previsti per l’adeguamento normativo rischia di non cogliere l’opportunità che esso rappresenta.

Tuttavia, “In una realtà in cui l’innovazione è ostacolata dal sistema burocratico, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI, ndr) si sta muovendo per fornire sempre più servizi come l’accreditamento” – precisa il presidente del CNI, Armando Zambrano. “L’obiettivo – chiarisce – è rendere maggiormente attrattivo l’albo sia per gli iscritti che per i non iscritti, così da incentivare l’iscrizione anche degli ingegneri del Terzo settore che si occupano di salute e sono fondamentali per lo sviluppo del processo innovativo del settore sanitario”.

Sono intervenuti, altresì, la responsabile del Servizio Ecosistemi – Area trasformazione digitale di AGID, dott.ssa Enrica Massella, il direttore dell’Ufficio 3° del Sistema Informativo Sanitario Nazionale del Ministero della Salute, dott.ssa Serena Battilomo, il consigliere segretario del CNI, l’Ing. Mauro Grigioni dell’Istituto Superiore di Sanità, il prorettore alla Ricerca dell’università Campus Bio-Medico di Roma, Eugenio Guglielmelli e il direttore generale – ASL Napoli 3 componente gruppo per la valutazione economico – gestionale dei servizi di telemedicina Istituto Superiore Sanità, Gennaro Sosto.